Dizionario Biblico
L'ingratitudine verso Dio è certamente sinonimo di empietà e, a giudicare dalla mole dei richiami rivoltici dalla Parola, pare essere alquanto comune, non solo tra quanti sono considerati derelitti, ma anche tra gli eletti. Il re Saul, in un momento cruciale del suo regno, nonostante le istruzioni ricevute da Dio non obbedisce all'ordine di votare allo sterminio gli Amalechiti, ignora gli ordini e fa suo parte “dell'interdetto” con la scusa di sacrificarlo al Signore. Il profeta Samuele, ricordandogli le sue origini e le benedizioni ricevute fino a quel momento, non gli risparmia il giudizio di Dio e le sue conseguenze (1 Sa 15:17-191).
1 Samuele 15:17 E Samuele disse: “Non è forse vero che quando ti reputavi piccolo sei divenuto capo delle tribù d'Israele, e l'Eterno ti ha unto re d'Israele? 18 L'Eterno ti aveva dato una missione, dicendo: 'Va', vota allo sterminio quei peccatori degli Amalechiti, e fa' loro guerra finché siano sterminati'. 19 E perché dunque non hai ubbidito alla voce dell'Eterno? Perché ti sei gettato sul bottino e hai fatto ciò che è male agli occhi dell'Eterno?”.
L'ingratitudine verso Dio non è poi così rara. Anche un personaggio molto amato da Dio ha conosciuto le conseguenze del cadere nella sua rete. Il re Davide, per coprire la relazione avuta con Bat Sceba, moglie di Uria, fece uccidere, esponendolo in battaglia, il di lei marito. Natan, mandato da Dio, gli ricordò la sua provenienza e i benefici ricevuti. Con una semplice allegoria, gli fece giudicare, inconsciamente, il suo stesso errore e gli espose la punizione che il Signore gli aveva riservato. Il pentimento gli avrebbe concesso il perdono ma il figlio nato da quella unione sarebbe morto! (2 Sa 12:7-91).
2 Samuele 12:7 Allora Natan disse a Davide: “Tu sei quell'uomo! Così dice l'Eterno, l'Iddio d'Israele: 'Io ti ho unto re d'Israele e ti ho liberato dalle mani di Saul, 8 ti ho dato la casa del tuo signore, e ho messo nelle tue braccia le donne del tuo signore; ti ho dato la casa d'Israele e di Giuda e, se questo era troppo poco, io avrei aggiunto anche dell'altro. 9 Perché dunque hai disprezzato la parola dell'Eterno, facendo ciò che è male ai suoi occhi? Tu hai fatto morire con la spada Uria l'Ittita, hai preso per te sua moglie, e lo hai ucciso con la spada dei figli di Ammon.
L'ingratitudine è un sentimento che rende incapaci di riconoscere l'aiuto ricevuto. Molto spesso, infatti, questo sentimento spinge a ripetere la richiesta presentata considerandone l’esaudimento come un atto dovuto, pena il risentimento. La Parola ci dice che questa è una caratteristica tipica degli empi (Sl 38:20; 2 Ti 3:21). Molto spesso sono proprio le persone che ci sono più vicine a manifestarla, a esempio i parenti (Gb 19:142), coloro che, per motivo di lavoro, badano ai nostri interessi (Gb 19:15-163). L'ingrato calcola il benefattore solo se acconsente alle sue ripetute richieste (Sl 109:5; Ec 9:154).
Salmi 38:20 Anche quelli che mi rendono male per bene sono miei avversari, perché seguo il bene. 2 Timoteo 3:2 … perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiato-ri, disubbidienti ai genitori, ingrati, irreligiosi,
Giobbe 19:14 Mi hanno abbandonato i miei parenti, i miei intimi mi hanno dimenticato.
Giobbe 19:15 I miei domestici e le mie serve mi trattano da straniero; ai loro occhi io sono un estraneo. 16 Chiamo il mio servo, e non risponde, devo supplicarlo con la mia bocca.
Salmi 109:5 Essi mi hanno reso male per bene, e odio in cambio del mio amore. Ecclesiaste 9:15 In essa, però, si trovava un uomo povero e saggio che, con la sua sapienza, salvò la città; eppure nessuno conservò ricordo di quell'uomo povero.
L'ingratitudine spesso proviene da quanti, per amicizia, hanno beneficiato e goduto delle possibilità, in tempi favorevoli, di chi si viene a trovare in distretta o nel bisogno (Sl 38:111). Questo è un sentimento che non deve neppure sfiorare il credente proprio perché la gratitudine è parte integrante del suo credo (Sl 7:4-52) e qualora, malauguratamente, ciò dovesse verificarsi, deve essere combattuta in ogni modo; la preghiera è un'ottima arma (Sl 35:12-13; 109:43) che va integrata alla fedeltà nei rapporti (Ge 31:38-424) che, però, non deve essere scambiata per accondiscendenza.
Salmi 38:11 I miei amici e i miei compagni stanno lontani dalla mia piaga, i miei parenti si fermano a distanza.
Salmi 7:4 se ho reso male per bene a chi viveva in pace con me (io che ho liberato chi mi era nemico senza motivo), 5 il mio nemico perseguiti pure l'anima mia e la raggiunga, calpesti al suolo la mia vita, e stenda la mia gloria nella polvere.
Salmi 35:12 Mi rendono male per bene; l'anima mia è desolata. 13 Eppure io, quando erano malati, vestivo il cilicio, affliggevo l'anima mia con il digiuno, e pregavo con il capo curvo sul petto. Salmi 109:4 In cambio dell'amore che mostro loro, mi accusano, e io non faccio che pregare.
Genesi 31:38 Ecco sono stato con te vent'anni; le tue pecore e le tue capre non hanno abortito e io non ho mangiato i montoni del tuo gregge. 39 Io non ti ho mai portato quello che le bestie feroci avevano sbranato; ne ho subìto il danno io; tu mi ridomandavi conto di quello che era stato rubato di giorno o rubato di notte. 40 Di giorno, mi consumava il caldo; di notte, il gelo; e il sonno fuggiva dai miei occhi. 41 Ecco sono in casa tua da vent'anni; ti ho servito quattordici anni per le tue due figlie, e sei anni per le tue pecore, e tu hai cambiato il mio salario dieci volte. 42 Se l'Iddio di mio padre, l'Iddio di Abraamo e il Terrore di Isacco non fosse stato con me, certo, tu mi avresti ora rimandato a vuoto. Dio ha visto la mia afflizione e la fatica delle mie mani, e la notte scorsa ha pronunciato la sua sentenza”.
L'ingratitudine si può combattere anche con una profonda comprensione proprio per suscitare nella persona che la prova, un sentimento di ricambio. Paolo ci dà un bellissimo esempio rivolgendosi ai Corinzi (2 Co 12:151). Qualora fossimo davanti a degli incorreggibili, il Signore, un giorno, chiederà loro conto di ciò e non sarà certamente piacevole (Pr 17:13; Gr 18:20-212). Numerosi sono gli esempi biblici a tale riguardo, eccone un esempio. Giacobbe, rivolgendosi alle mogli, figlie di Labano elenca i servizi prestati allo zio e il come abbia ricevuto in cambio solo raggiri. Loro concordano, tanto più che la loro stessa dote era stata consumata dal padre (Ge 31:6-73).
2 Corinzi 12:15 E io molto volentieri spenderò e sarò speso per le anime vostre. Se io vi amo tanto, devo essere da voi amato di meno?
Proverbi 17:13 Il male non si allontanerà dalla casa di chi rende male per bene. Geremia 18:20 Il male sarà forse reso in cambio del bene? Poiché essi hanno scavato una fossa per me. Ricordati come io mi sono presentato davanti a te per parlare in loro favore, e per allontanare da loro la tua ira. 21 Perciò abbandona i loro figli alla fame; dalli in balìa della spada; le loro mogli siano private di figli e rimangano vedove; i loro mariti siano feriti a morte; i loro giovani siano colpiti dalla spada in battaglia.
Genesi 31:6 Ora voi sapete che io ho servito vostro padre con tutte le mie forze, 7 mentre vostro padre mi ha ingannato e ha cambiato il mio salario dieci volte; ma Dio non gli ha permesso di farmi del male.
L'ingratitudine la notiamo anche nell'episodio del gran coppiere del faraone. Nonostante l'avverarsi dell'interpretazione del sogno che Giuseppe gli aveva dato, il gran coppiere si dimenticò di lui il che procurò una forte delusione in Giuseppe che sperava, tramite la sua intercessione davanti al faraone, di poter essere liberato dalle catene (Ge 40:231). Il popolo d’Israele nel suo altalenare tra fiducia e dubbio dimostra anch'egli la sua ingratitudine verso Dio. Accaldati per il viaggio nel deserto e non trovando acqua mormorarono contro Mosè, praticamente stavano sfidando Dio nonostante li avesse sempre soccorsi (Es 17:42).
Genesi 40:23 Il gran coppiere però non si ricordò di Giuseppe, ma lo dimenticò.
Esodo 17:4 Allora Mosè gridò all'Eterno, dicendo: “Che farò io per questo popolo? Non manca molto che mi lapiderà”.
L'ingratitudine degli abitanti di Keila verso Davide che, nonostante le difficoltà logistiche per la sua fuga da Saul, decise ugualmente di soccorrerli liberandoli dall'assedio dei Filistei. Nonostante questo il popolo di quella città lo tradì, ingratamente, di fronte a Saul (1 Sa 23:5,121). Quello stesso re, non molto dopo, in un momento di lucidità, fu costretto ad ammettere la giustizia e il rispetto di Davide per la sua persona, poiché, trovatolo indifeso nella grotta di En-Ghedi, avrebbe potuto toglierli la vita. Saul, però, nonostante questo e altre dimostrazioni di riguardo, continuò caparbiamente a dargli la caccia (1 Sa 24:172).
1 Samuele 23:5 Davide dunque andò con la sua gente a Cheila, combatté contro i Filistei, portò via il loro bestiame e inflisse loro una grande sconfitta. Così Davide liberò gli abitanti di Cheila. 1 Samuele 23:12 “Quelli di Cheila daranno me e la mia gente nelle mani di Saul?”. L'Eterno rispose: “Vi daranno nelle sue mani”.
1 Samuele 24:17 Quando Davide ebbe finito di dire queste parole a Saul, Saul disse: “Questa è la tua voce, figlio mio Davide?”. Saul alzò la voce e pianse.
L'ingratitudine traspare più che evidente nel caso riguardante Nabal, un ricco possidente di Maon, proprietario di una grande quantità di bestiame. Davide, sempre in fuga da Saul, necessitava di viveri e, trovandosi nei pressi della città di Maon si ricordò della costante protezione concessa a quell'uomo per cui, appellandosi a tale fatto, gli chiese il necessario per sostentare sé stesso e i suoi uomini. Nabal, però, con grande sprezzo, rigetto la richiesta causando un'ira profonda in Davide che, radunati quattrocento uomini, si prestava a sottrarglieli con la forza. Solo l'intervento di Abigail, moglie di Nabal evitò il disastro. (1 Sa 25:5-11,211). Dio, però, non dimenticò.
1 Samuele 25:5 gli mandò dieci giovani, ai quali disse: “Salite a Carmel, andate da Nabal, salutatelo a nome mio, 6 e dite così: 'Salute! pace a te, pace alla tua casa, e pace a tutto quello che ti appartiene! 7 Ho saputo che tu hai i tosatori; ora, i tuoi pastori sono stati con noi e noi non abbiamo fatto loro nessun oltraggio, e non gli è stato portato via nulla per tutto il tempo che sono stati a Carmel. 8 Domandalo ai tuoi servi e te lo diranno. Questi giovani trovino dunque grazia agli occhi tuoi, poiché siamo venuti in un giorno di gioia; e da', ti prego, ai tuoi servi e a tuo figlio Davide ciò che avrai fra le mani'”. 9 Quando i giovani di Davide arrivarono, ripeterono a Nabal tutte queste parole in nome di Davide, poi tacquero. 10 Ma Nabal rispose ai servi di Davide, dicendo: “Chi è Davide? E chi è il figlio di Isai? Sono molti, oggi, i servi che scappano dai loro padroni; 11 e io dovrei prendere il mio pane, la mia acqua e la carne che ho macellato per i miei tosatori, per darli a gente che non so da dove venga?”. 1 Samuele 25:21 Ora Davide aveva detto: “Ho dunque protetto invano tutto ciò che costui aveva nel deser-to, in modo che nulla è mancato di tutto ciò che egli possiede; ed egli mi ha reso male per bene.
L'ingratitudine è una radice dalle mille risorse e risvolti. Absalom, figlio di Davide, desiderando il potere del padre, cercò di insinuarsi tra lui e il popolo sfruttando le sue capacità empatiche per conquistarne il favore e usurpare il trono. Astutamente, appostato in luoghi preminenti della via, simpatizzava e dimostrava grande interesse e compassione per i loro problemi insinuando che il re era troppo occupato per ascoltare le lagnanze dei cittadini, né aveva giudici a sufficienza per dirimere le loro cause. Ecco il nocciolo della sua tattica: “Se fossi io giudice, farei …”. (2 Sa 15:61). La trama funzionò ma Dio gli presentò il conto!
2 Samuele 15:6 Absalom faceva così con tutti quelli d'Israele che andavano dal re per chiedere giustizia; in questo modo Absalom rubò il cuore alla gente d'Israele.
L'ingratitudine la vediamo ampiamente manifestata anche nell'episodio di Ioas, re di Giuda. Questi, nonostante i molteplici favori ricevuti da parte del sacerdote Ieoiada, padre di Zaccaria (forse l'autore del libro omonimo), commise qualcosa di tremendo. Per parte del suo regno servi l'Eterno facendo anche restaurare la casa del Signore ma, dopo la morte di Ieoiada si fece trascinare al male e permise che riprendessero i riti cananei della fertilità. Rimproverato dallo stesso Zaccaria, dimenticando la grande benevolenza ricevuta dal sacerdote Ieoiada, s'infuriò al punto da concorrere, con il suo seguito, alla sua lapidazione nel cortile del tempio (2 Cr 24:221). Dio non dimentica e …!
2 Cronache 24:22 Il re Ioas non si ricordò della benevolenza usata verso di lui da Ieoiada, padre di Zaccaria, e gli uccise il figlio; il quale, morendo, disse: “L'Eterno lo veda e ne chieda conto!”.