Dizionario Biblico

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Vegliare (dal latino vigilare da vegil – sveglio)

Uno dei compiti cui il credente di ogni tempo è chiamato, è quello di vigilare. Dobbiamo vegliare per non cadere in tentazione (Mt 26:38-41; Mc 14:37-38; 1 Pt 5:8-91); in attesa del ritorno di Cristo (Mt 25:1-13; Mc 13:32-37; Lc 21:34-36; 1 Te 5:1-6; Ap 16:152); in sostegno di chi prega o si trova nell’angoscia (Mt 26:36-38; Mc 14:343); per chi ha cura delle anime (At 20:28-314); per combattere e intercedere in preghiera (Ef 6:15-18; Cl 4:25); per la nostra fede (1 Co 10:12; 16:13; Ap 3:10-116) e, alla fine, grande sarà il premio (Lc 12:37; Ap 3:127).

Vendetta (dal latino vindicta(m) - verga con cui si toccava uno schiavo per porlo in libertà)

La legge mosaica la proibiva (Le 19:181) anche se, in un certo senso, la regolava (Es 21:1-272). Era attuabile solo su espresso ordine del Signore (Nu 31:1-33) il quale si riservava di porla in atto contro l’infedeltà (Le 26:23-25; De 32:35, 41; Is 1:244). Nel N.T. il credente è chiamato a perdonare (Mt 5:38-45; Ro 12:17-21; 1 Pt 3:8-95), amare (Lc 6:32-366), benedire (Ro 12:147) ed evitarne il compimento (1 Sa 24:8-148) fidando sempre e solo nell’opera di Dio (Pr 20:229). Tremendo è il castigo per chi se ne rende colpevole (Ez 25:15-17; Eb 10:28-3110).

Verità (dal latino veritate(m) - da verus - vero)

“Che cos’è verità? (Gv 18:37-381). Il mondo, che non conosce lo spirito della verità (Gv14:172), ha tentato per secoli di comprendere il significato di questa domanda. Pilato voltando le spalle a Gesù, non ha potuto rendersi conto che la risposta Gli stava davanti (Gv 14:6-73). Nella Sua preghiera sacerdotale (Gv 17:1-264) Gesù l’accerta in maniera inequivocabile (Gv 17:175), pertanto, con quest’affermazione, identifica in modo assoluto se stesso (Gv 1:1-5, 9-146) e la Sua  Parola. Irrinunciabile nel cementare i rapporti fraterni (Ef 4:257), diventa essenziale per ogni forma di testimonianza (2 Co 4:2; Ef 5:8-9; Ef 6:13-198).

Vescovo (dal greco epískopos - sorvegliante da episkopêin osservare, sorvegliare)

Nella Chiesa primitiva, ogni comunità era retta da un gruppo di “anziani (1 Ti 4:141) o vescovi (sorveglianti)” incaricati di “pascere il gregge” per conto di Cristo (At 20:28; 1 Pt 5:1-42). Paolo, durante il rientro dal suo terzo viaggio, da Mileto (At 20:173) convocò gli “anziani” della comunità di Efeso per impartire i suoi ultimi insegnamenti (At 20:28-314). Questo ci fa dedurre che “anziano o vescovo” fosse la stessa carica. Anche Pietro si dichiara “anziano”, quindi vescovo (1 Pt 5:1-25). Paolo non ha dubbi su quelle che devono essere le caratteristiche di chi vuol reggere questo compito (1 Ti 3:1-7; Tt 1:5-96). Solo nel II secolo si comincia a diversificare la funzione.

Vigilare    vedi: Vegliare  
Vigilia (dal latino vigilis(m) - veglia)

La vigilia era, per le sentinelle dell’esercito romano, un turno notturno di guardia equivalente a tre ore. Anche gli Ebrei dividevano la notte (ore 18 – 6) in 4 vigilie (Mt 14:25; Mc 6:481). La vigilia era anche considerata “la preparazione” del sabato (Mc 15:422), giorno in cui si fermava ogni attività. Nella Chiesa Cattolica, prima del Concilio Vaticano II (1962-65), le grandi solennità erano precedute da una notte di veglia con l’obbligo di astenersi dai piaceri della tavola e dei sensi. La Bibbia ci ripete di “avere sempre i fianchi cinti” perché il ritorno di Cristo potrebbe avvenire a qualunque ora (Lc 12:35-403).

Violenza (dal latino violentia(m) da violens genit. violentis – violento)

A causa del peccato dei nostri progenitori (Ge 3:61), la terra fu pervasa dalla perversione (Ge 6:11-132) al punto di non riconoscere neppure la sacralità della vita (Ge 4:83). La violenza è tipica del malvagio (Sl 7:14-16; 10:2; Pr 10:6; 13:1-2; 21:74), non ha limiti (Pr 19:26; Ad 1:10; Ml 2:14-165) e non può che riscuotere il dissenso di Dio (Sl 11:4-7; Is 59:2-66). Egli sollecita (Pr 4:14-177),  rimprovera gli eccessi delle autorità (Sl 58:1-2; Gr 22:2-3; Ez 45:98), ascolta l’implorazione del giusto (Sl 54:1-5; 2 Sa 22:47-499) ma ha pronto anche il castigo (Ez 18:10-1310).

Vipera (dal latino vipera(m) - vipera)

La vipera è un serpente velenoso (Ge 49:17; Gb 20:14-161) dei viperidi con pupilla ellittica e verticale come i gatti. Il naso è rivolto leggermente all'insù e la coda ben differenziata dal corpo. La colorazione varia dal nero al marrone e altresì il disegno dorsale a seconda della zona in cui vive. È ovovivipara (partorisce figli vivi). L'area di diffusione varia dalla penisola Iberica alla Germania occidentale. Simboleggia i nemici del credente (Sl 91:132) e la caparbietà nell'avversare la Parola. (Sl 58:4-53). Il suo veleno è simbolo del malignare dei malvagi (Sl 140:3; Ro 3:134)  e dell'abuso del vino (Pr 23:325).

Virtù (dal latino virtute(m) - valore )

La virtù è l’amore per il bene che spinge l’uomo a perseguirlo costantemente nella propria vita nonostante le difficoltà. Per la teologia cattolica è la costante disposizione dell’anima di tendere al bene supportata dalle sole forze dell’uomo. Per il mondo evangelico ha ben altra origine- (Ef 2:8-101). Poiché siamo una stirpe eletta (1 Pt 2:92) siamo esortati (Co 3:12-143) a impegnarci con la massima costanza (2 Pt 1:5-74) al fine di tendere sempre alla perfezione celeste (Mt 5:485).

Vittoria (dal latino victoria(m) da victus part. pass. di vincere)

Biblicamente il concetto di vittoria aveva, come fondamento, la totale fiducia in Dio (Sl 65:4-6; Pr 14:26-271) cui doveva essere riconosciuta (Sl 44:1-4; 2 S 23:10-12; Pr 21:312). Se così non fosse stato … (2 S 19:2-73). Il minimo dubbio nel conformarsi appieno, poteva avere gravi conseguenze (2 R 13:16-194). Più volte il salmista innalza un tripudio di lodi alla Sua potenza (Sl 118:10-15; Ac 3:6-85). Nel N.T, in Cristo, il credente ha la più grande vittoria (1 Co 15:50-57; Ef 1:7; 1 Gv 5:1-56).




 
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