Dizionario Biblico
Ecco alcune difficoltà che potrebbero essere pietre d’inciampo o, perlomeno, parole dure per chi desidera avvicinarsi al Vangelo: a) – in primo luogo la fede stessa che deve essere, non più grande, ma umile e giusta (Lc 17:6-101); b) – il perdono senza limiti delle offese (Mt 18:21-222); c) – il giusto utilizzo dei beni materiali per acquisire tesori nei cieli (Mt 19:20-243); d) – l’evitare il giudizio per non essere giudicati (Mt 7:1-54); e) – gravità dello scandalo, specie dei bambini (Mt 18:6-95); l’umiltà nel servizio (Mc 9:356); f) – prevalenza dell’amore per il discepolato su quello per la vita personale (Lc 14:267); g) - imporsi sulla propria carne per seguire Gesù (Mt 11:128); h) - invito alla testimonianza del Vangelo senza temere le conseguenze (Lc 12:4-99); etc.
Per quanti amano e desiderano fare la volontà di Dio non esistono vere e proprie pietre d’inciampo in quanto la Sua promessa è quanto mai chiara (Sl 119:1651). Come credenti corriamo una corsa che ci porta ad ambire un premio (1 Co 9:242), in questo giustamente stimolati dalla Parola (1 Co 9:25-27; Mt 24:133). Al pari degli atleti, però, possiamo inciampare (Gm 3:24) è vero, ma l’importante è rimettersi immediatamente in piedi e riprendere la corsa (1 Re 8:46-50; Pr 24:165) poiché quando il pentimento è sincero, Dio non permette la disfatta (Is 41:9-106), è infatti, più che possibile evitarla (Is 55:77) e la Parola ce lo conferma (Sl 86:58). Corriamo, perciò, in vista di quel premio (2 Ti 4:7-89), al fine di fare nostra l’esclamazione di Paolo (Gm 1:1210).
Anche nei tempi biblici le pietre preziose erano tenute in gran conto. Gli Ebrei le impiegarono nella costruzione del Tempio (2 Cr 3:61) e in particolar modo nei paramenti sacerdotali: efod (Es 28:9-122); pettorale del giudizio (Es 39:10-143). A ciascuna delle 12 tribù d’Israele ne era associata una: smeraldo x Ruben; topazio x Simeone; corniola x Levi; berillio x Giuda; lapislazzulo x Dan; granato x Neftali; ametista x Gad; agata x Asher; giacinto x Issacar; diaspro x Zabulon; onice x Giuseppe e crisolito x Beniamino) (Es 28:17-214). I primi cristiani, nelle catacombe, ne raffigurarono alcune ai doni dello Spirito Santo (diamante – fortezza; zaffiro - saggezza; rubino – devozione; topazio – conoscenza; smeraldo – comprensione; ametista – buon consiglio; calcedonio – timor di Dio). In definitiva ogni pietra aveva il suo significato.
Questa prima epistola, scritta da Pietro (1:1; 5:11), probabilmente da Roma nel 64 d.C., è rivolta alle chiese dell’Asia minore soggette a persecuzione. Il suo scopo è d’incoraggiamento per la sofferenza cui sono soggette ponendo Cristo come pietra di paragone (3:13-22; 4:1-2, 12-192) e d’insegnamento in adempimento al mandato di Gesù (Gv 21:15-173) . Ricorda che la salvezza richiede una vita pura (1:22-254) che mira a Cristo (2:1-85), che postula santità e disponibilità (2:9-176), restando ligi ai doveri familiari (2:18-25; 3:1-137). Esorta le guide, i giovani e gli anziani all’obbedienza e all’umiltà senza sottovalutare il nemico (5:1-98).
Anche questa seconda epistola di Pietro, particolarmente intensa, pare scritta da Roma agli stessi destinatari, ma ciò avviene tra l’anno 67-68 d.C.. L’argomento su cui verte è il modo con cui fronteggiare, tramite la Parola di Dio, l’influenza dei falsi insegnamenti (2:1-31) e della rilassatezza dei costumi (2:10-222). Rammenta loro la certezza delle promesse divine (3:1-73), l’imminente ritorno di Cristo (3:8-104) e la speranza di chi attende fedelmente il Suo ritorno (3:11-145). In chiusura cita e avvalora l’operato di Paolo nell’Asia minore (3:15-166) esortando ciascun credente a vigilare e crescere nella grazia (3:17-187).
Gran brutta cosa è la pigrizia, fonte di molti guai (Pr 10:4; 19:15: Ec 10:181). La Parola non è parca di consigli (Pr 6:6-112), similitudini (Pr 10:26; 15:19; 26:143), costatazioni Pr 12:27; 13:4; 18:9; 19:24; 20:4; 21:25; 24:30-34; 26:164) e scuse addotte (Pr 22:135). Può diventare un problema spirituale quando ci vantiamo di conoscere Dio ma a causa del nostro legalismo e della nostra indolenza neppure ci avviciniamo a Lui ed Egli punisce la nostra insensibilità (Is 29:9-10; Ro 11:7-86).
Har haBáit, il monte del tempio, si trova nel centro storico di Gerusalemme. Su di esso Salomone edificò il primo Tempio (960 a.C.). Distrutto dalle armate di conquista babilonesi (586 a.C.), fu riedificato dagli esuli della deportazione (515 a.C.) e ristrutturato da Erode il Grande (20 a.C.), infine distrutto nel 70 d.C. dai romani. L’intera area è chiamata “spianata delle moschee”. Ai tempi di Gesù, il pinnacolo del tempio era la parte più alta, dalla quale i sacerdoti suonavano lo shofar. Del pinnacolo non si conosce l’esatta ubicazione. Le uniche indicazioni lo situano a angolo con un muro verso sud che delimitava l’abitazione di Erode, e un muro verso est costituito dal portico di Salomone. Proprio lì avvenne la seconda tentazione per Gesù (Mt 4:5-61).
Per gli gnostici valentiniani designava la perfezione divina. Nel mondo sia religioso che pagano indicava la perfezione del mondo intelligibile contrapposto alla limitatezza del mondo sensibile. L’intelletto come anima del mondo e l’imperfezione della materia come suo opposto; Cristo come salvatore incarnato che rivela e media. L’apostolo Paolo usa più volte questo termine (Ro 13:10; 15:29; Ef 1:22-23; 3:14-15; 4:13; Co 2:91) per definirne la ricchezza, le benedizioni e la pienezza dei tempi (Ga 4:4; Ef 1:102).
Oggi, a causa del rifiuto del dogmatismo portato dal pensiero moderno e della difficile convivenza creata dall’inarrestabile spinta della “globalizzazione”, il pluralismo religioso è visto, ormai, come il paradigma inevitabile dell’espressione religiosa futura. Esso punta a una teologia inter-religiosa che propone il superamento posto dalle differenze dottrinali e interpretative, presenti nelle singole religioni, puntando più sulla comprensione reciproca che sulla dottrina. Questo, ovviamente, costringerebbe sullo stesso piano tutte le “verità” espresse dalle varie parti. Come reagirebbe l’apostolo Paolo se fosse ancora qui (2 Co 6:14-18; 11:41)? Il suo opposto è stato il monismo*.
La scienza che studia la Persona dello Spirito Santo, che esamina la Sua posizione trinitaria specifica, la sua deità e il rapporto con le altre due Persone nell’AT e nel NT, la Sua opera consiste: nella rigenerazione, santificazione, battesimo nello Spirito Santo e i relativi doni che distribuisce.