(Alessandria 295 ca. – 373 ca. d.C.)
Frutto di una generosa e dotta città, considerata la patria della filologia ermeneutica e della teologia esegetica, Atanasio, padre e dottore della chiesa orientale, nacque ad Alessandria nel 295 ca. d.C.
Ordinato diacono nel 318 d.C. fu la “lunga mano” del suo vescovo Alessandro al concilio di Nicea. Appassionato e profondo cultore dei temi cristologici, si pensa che ancora in giovane età, forse ventenne, abbia concepito e pubblicato quella che sarà considerata, oltre che la sua opera migliore (De incarnatione), la più importante base per la dimostrazione, delle due nature (vero uomo – vero Dio), in Cristo. Contestando la disquisizione ariana che ne negava la natura divina e riteneva gli epiteti che la scrittura dedicava a Cristo come semplici “attributi di cortesia”, dimostrò con appassionata arringa la manchevolezza soteriologia (salvifica) delle teorie ariane, rimarcando la correttezza delle pratiche cultuali e devozionali attribuitegli dalla Chiesa. Tra i primi, elaborò il concetto della funzione di Cristo rispetto alla sua identità, proprio perché vero Dio e vero uomo accomunava le due facce della stessa medaglia. Al concilio si sancì l’interazione trinitaria tra Padre e figlio, ma la divinità e la personalità stessa dello Spirito Santo scaturì dalle implicazioni successive, al cui approfondimento anche Atanasio, citando a comprova la formula battesimale di Matteo 28/19: “… nel nome del Padre del figlio e dello Spirito Santo …”, portò il suo apporto . Contribuì con perizia allo studio e alle ricerche sulle lettere apostoliche, attestando (nella Paschale), la canonicità degli attuali 27 libri del Nuovo Testamento. Riconfermò pienamente la correttezza dell’insegnamento della Chiesa nell’interpretazione scritturale e la conformità e rettitudine di chi vi si atteneva.
Oratore vigoroso, anche se per taluni prolisso, ma fortemente incisivo, diede seguito a numerosi scritti polemici d’orientamento per lo più apologetico (Apologia per la sua fuga - Apologia contro gli ariani – Apologia all’imperatore Costanzo – La storia degli ariani)
Si spense ad Alessandria nel 373 d.C.
Non tutti sanno che …
* Nel “Dialogo contro gli ariani, i sabelliani, i fotiniani” di Virgilio di Tapso, e che un tempo era erroneamente attribuito ad Atanasio, alla presenza del magistrato Probo, viene descritta la disputa tra Ario e lo stesso Atanasio sulla locuzione “homoousios”. All’asserzione di Ario dell’estraneità biblica di tale termine, Atanasio gli ritorse contro la sua stessa ingannevole rete, asserendo di rimando che pure le formulazioni “innascibilis, ingenitus Deus” (Dio è ingenerato), da loro stessi usate per dimostrare le superiorità del Padre (ingenerato) su Cristo (generato), erano totalmente estranee alla scrittura. Pienamente convinto, Probo pronunciò la sua sentenza contro Ario.
* Lutero, lodando l’arbitrato del magistrato, auspica sempre un siffatto comportamento dall’autorità civile, con queste parole: “… (Si) ascolti la questione e alla parte che non regge il confronto con la scrittura, si ordini di tacere” (Comm. al sal. 82. 1530; WA 1,209,24-28). Cfr. anche WA 45,286,6.
A proposito del termine “homoousios” (Della stessa sostanza o natura) di cui Costantino, al concilio di Nicea, ne sollecitava l’adozione, Girolamo preoccupato per le conseguenze che derivavano non tanto dal lemma, quanto dalla dottrina delle tre ipostasi (caratteri specifici del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo), scrisse a Roma al vescovo Damaso: “…richiedono con insistenza proprio questa parola … non so che razza di veleno sia contenuto in quelle lettere, che per esse gli ariani si accalorano a tal punto”. Cfr. l’Epistola 15 di Girolamo – (MPL 22,355-358)