(Cartagine 160 ca. – 220 ca. d.C.)
Tertulliano Quinto Settimio Fiorente, cartaginese, è considerato il primo apologista cristiano di lingua latina. Gentile di nascita, fu educato all’insegna della retorica, della filosofia e della giuridica.
Abbracciato il cristianesimo, infuse il suo ardore giovanile combattendo il paganesimo usando sì l’apologetica greca, ma contrapponendo anche una critica opposizione legalista. Frutto concreto di questo suo slancio accalorato in difesa del cristianesimo (Ad nationes ed Apologeticum) dimostrò, grazie all’irruenza della sua dialettica arguta, l’arbitrarietà delle persecuzioni e delle vessazioni perpetrate dal pubblico potere.
La sua peculiarità non fu nel richiamare e ribadire la coerenza degli insegnamenti filosofici con il monoteismo e l’etica del Vecchio Testamento, bensì con quanto egli riteneva la vera dimostrazione, attestata nella quotidianità, dei valori innati propri dell’autentica fede, che un’anima estrinseca nell’ambito della vera religione. Maestro nella retorica, con una profonda conoscenza della dialettica, usò la sua abilità linguistica per avversare le incipienti eresie (De Praescriptione Haereticorum). In questo trattato, sostenendo anche il valore dell’acquisizione della verità perdurante nel tempo in seno alla Chiesa, riuscì a dimostrare e a contestare l’uso arbitrario delle Sacre Scritture fatto dagli eretici a sostegno delle loro eresie.
Inevitabile il suo aspro scontro con lo gnosticismo cristiano di Marcione, figlio del Vescovo di Sinope (Adversus Marcionem, 5 libri redatti tra il 207 ed il 212), del sofista greco Ermogene di Tarso e del teologo egiziano Valentino (Adversus Valentinianos), ai quali ribadì imperativamente la corporeità fisica del Cristo e della sua reale resurrezione, concretando in essa anche la resurrezione dell’umanità.
Combatté il modalismo condiviso dal teologo Sabellio (Adversus Praxean, nel 213), apportando un rilevante intervento in favore dell’ortodossia trinitaria in cui afferma che: “Il Logos, il Figlio di Dio, è della stessa sostanza del Padre, da lui proferito, distinto ma non separato, parimente lo Spirito Santo, dal Padre attraverso il Figlio, talché Dio è “trinità” di persone con singole funzioni proprie: il Padre nella sfera dell’Antico Testamento, il Figlio in quella del Nuovo, lo Spirito dalla sua rivelazione. Il Logos, nel mistero dell’incarnazione, non si è trasfigurato ma soltanto rivestito di vera carne, pertanto Gesù Cristo è contemporaneamente Figlio di Dio e Figlio d’uomo”.
Riaffermò perentoriamente l’oggettività del regno del millennio, scivolando purtroppo nel montanismo profetico e apocalittico (213) che lo portò a contrapporre la Chiesa della disciplina rigorista a quella degli ispirati (De ieiunio adversus psychicos).
Contestò altresì alla Chiesa l’abilitazione all’assoluzione dei peccati (De pudicizia). Nei confronti della sfera femminile, s’improntò a un rigorismo severissimo, quasi a rasentare talora la misoginia (De cultu feminarum, De virginibus velandis, 207 ca.). Notevole, per la sua rilevanza, è la disquisizione sulla natura, origine e destino ultimo dell’anima dopo la morte (De anima, 210 – 213). Linguista provetto propose soluzioni intuitive alla terminologia teologica del tempo, apportando una nuova espressività di notevole valore letterario.
Morì in Cartagine attorno al 220 d.C.
Curiosità
* Tertulliano parlando della diversità di temperamento teologico tra la chiesa orientale di lingua greca e quella occidentale di lingua latina, soleva porre una nota domanda retorica: “Che cosa c’è in comune fra Atene e Gerusalemme o fra l’accademia e la chiesa?”. (Da – Teologia cristiana – A. MG.)
* Alla luce di una ricerca analitica sulla terminologia trinitaria: “Tertulliano è responsabile di aver coniato 509 nuovi sostantivi, 284 nuovi aggettivi e 161 nuovi verbi latini” di cui molti tuttora esistenti. (ibid – La dottrina della Trinità ).