Secondo “La storia dei papi” di Seppelt-Schaiger, “… già nei precedenti secoli avevano dato papi indegni ... imposti dalla dispotica ingerenza delle famiglie aristocratiche romane. Ma ora il supremo senato della chiesa stessa, il collegio cardinalizio, che innalza al supremo Capo della chiesa una personalità che più indegno non può essere immaginata”.
Corrotto, arrogante, privo di scrupoli, immorale e licenzioso. I romani lo definirono: “… il più carnal uomo che si sia mai visto”.
La sua condotta fu pubblicamente attaccata dal frate Gerolamo Savonarola che si scagliò contro l’umanesimo paganeggiante, il dispotismo signorile e la corruzione del papato. Alessandro VI cercò, con vani tentativi, di ammansire il frate ma non riuscendovi lo scomunicò. Il Savonarola rigettò la scomunica ritenendola non valida perché emanata da un papa non degno. La risposta fu la condanna a morte: il “ profeta disarmato” fu arso vivo a Firenze il 23 maggio del 1498 e le sue ceneri sparse nel fiume Arno. Si dice che, nelle acque del fiume, sia stato disperso fin l’ultimo pezzetto di carbone rimasto dal rogo, al fine di cancellare ogni memoria.