Dizionario Biblico

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Sabato (dall’ebraico šabbath – giorno di riposo)    vedi: Riposo festivo  
Sabelliani    vedi: Modalismo  
Sacerdote (dal latino sacerdôte(m) da sacer - sacro)

Il sacerdote è la persona incaricata di mantenere, attraverso un ruolo di mediazione, i rapporti con la divinità. Uno dei primi esempi, pur se non istituzionalizzato, lo possiamo individuare in Abramo (Ge 12:7; 22:131) e nei primogeniti successivi (Nu 3:132). Nella storia del popolo ebraico, tale compito fu, da Dio, affidato alla tribù di Levi (Es 28:1; Le 8:1-33) con il compito di custodire il santuario (Nu 3:384), tramandare l’insegnamento divino, intercedere e offrire sacrifici per i peccati del popolo (De 33:9-105). Con il Suo avvento, Cristo accentra su di sé la maledizione della legge (Ga 3:136) offrendo sè stesso (Ro 3:257) una volta per sempre affinché fossimo redenti (Eb 7:27; 9:128) e divenissimo un “sacerdozio” santo (1Pt 2:59).

Sacramento (dal latino sacrare – consacrare)    vedi: Ordinamento  

Le chiese protestanti e evangelicali preferiscono il termine ordinamento* a sacramento perché quest’ultimo ha delle connotazioni non condivisibili da loro. Infatti, la chiesa cattolica romana asserisce che i sacramenti conferiscono in loro stessi qualche grazia, mentre la Bibbia insegna che il loro valore deriva unicamente dalla fede (Ro 1:17; Ro 3:30; 3:22; 4:161) e la loro efficacia è condizionata dalla posizione morale del ministrante e del ministrato.

Sacrificio (dal latino sacrificiu(m) – sacrificio)

Nell’A.T. i sacrifici si dividevano in due grandi categorie: quelli per l’espiazione del peccato e quelli di ringraziamento. Il sangue della vittima, simbolo della vita (Le 7:11-141), era il mezzo che permetteva l’espiazione, una vita per un’altra (Le 4:27-31; 5:11; 12:6-7; 14:19; 15:28-30; Ez 45:21-232). Quelli di ringraziamento, invece, erano riservati per quelle occasioni che richiedevano una lode speciale a Dio (Le 3:1-17; Nu 6:17; 10:10; Sl 27:6; 66:13-153; ►107:15-22; 116:174). Nel N.T. Cristo muore come sacrificio (una volta per sempre) sostitutivo per il perdono dei peccati (Eb 10:1-185).

Sadducei (probabilmente dall’ebraico saddiq – giusto)

Seguaci di un partito aristocratico religioso e politico che, forse, trae origine dal sommo sacerdote Sadoc ai tempi di Salomone. Oppositori dei farisei e di Gesù, si consideravano i veri custodi della legge, negavano, però, ogni insegnamento che non vi fosse espressamente affermato: a) la resurrezione dei morti; b) la presenza degli angeli; c) la tradizione orale e l’universalismo.

Saggezza (dal latino parlato sapiu(m) – saggio; contrario di stoltezza)

È un attributo fondamentale di Dio e, di conseguenza, del credente maturo. Dà alla mente umana la capacità di usare in modo utile e costruttivo la conoscenza che acquisisce, portando ad ascoltare e accrescere il sapere (Pr 1-21). Le qualità della saggezza sono anche i suoi obiettivi: la saggezza è pura, pacifica, mite, conciliante, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale, senza ipocrisia (Gm 3:172). Dio la concede generosamente a chi la chiede (Gm 1:53) come fece con Salomone (1 Re 3:144, ►15-285%).

Salmi alfabetici o acrostici

Questi Salmi (25; 34; 37; 111; 112; 119; 145), nella composizione originale, erano particolari in quanto ogni loro singola strofa iniziava con una lettera dell’alfabeto ebraico e proseguiva con la successiva. Tale sistema era di grande aiuto per la memorizzazione. Il Salmo 119, vista la sua lunghezza, ne è un esempio classico.

Salmi dei pellegrini, (canti)

Nel tempo, i quindici salmi (dal 120 al 134) si sono affermati come “il canto dei pellegrinaggi”. Su tale interpretazione non vi sono elementi inequivocabili ma è d’uso pensare che, nella maggior parte, proprio a causa del contenuto, fossero cantati durante i viaggi che ogni ebreo delle varie tribù israelite dei territori circostanti, doveva effettuare in direzione di Gerusalemme, per adorare il Signore e celebrare la Sua generosità tre volte all’anno (Es 23:14-171): in occasione della Pasqua (Pesach - in primavera), della festa delle settimane o della Pentecoste ebraica (Shavuot – in estate) e della festa delle capanne (Sukkoth – in autunno) (1 Sa 1:3; Sl 42:4; 122:4; Is 30:292).

Salmi dell'Hallel

Il termine ebraico Hallel significa lode. In questo termine si includono sei salmi, dal 113 al 118 che erano cantati nelle celebrazioni liturgiche ebraiche, specie nella commemorazione familiare della Pasqua. I primi due salmi (113-114) erano cantati prima di iniziare il banchetto ma dopo aver bevuto la seconda coppa e aver commemorato l’esodo dall’Egitto. L’essenza di questi salmi era quella di lodare l’Iddio eccelso che nella Sua santità guardava alla miseria dell’uomo e nonostante la sua insignificanza lo innalzava a “sedersi con i principi”. Un’espressione tipica era: lodare “… il nome del Signore …” (Sl 113:1-3; 116:4, 13, 171). Il canto del grande Hallel (Sl 136) chiudeva la cena. Gesù stesso e gli apostoli cantarono questi inni (Mt 26:302).




 
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